Siamo seduti come nani sulle spalle dei giganti. Fatto incontrovertibile.
Più difficile è valutare qualitativamente il contributo che ogni ricercatore regala alle generazioni successive e alla propria.
Nel mondo dei ciclidi il nome di George W. Barlow spicca sulla moltitudine e la valutazione, purtroppo postuma, non lascia spazio a dubbio alcuno. Barlow è stato pioniere, ricercatore di talento e grandissimo divulgatore. Gigante appunto.
Nel suo libro più bello "The cichlid fishes: nature's grand experiment in evolution" non si libra nei virtuosismi della biologia teorica che ci piacciono tanto. I ciclidi sono, de facto, un virtuosismo vivente.
Grazie alla lungimiranza di alcune persone il libro è stato tradotto (benissimo tra le altre cose), in italiano. Ogni amante della natura dovrebbe averne una copia nella propria libreria.
Ad un pilastro come Barlow non poteva mancare una dedica tassonomica di livello. La dedica è arrivata e non poteva essere migliore.
Ingo Hahn e Uwe Romer gli hanno dedicato la più incredibile specie di Apistogramma mai scoperta: Apistogramma barlowi.
Ma andiamo con ordine.
Nel '99 si viene a sapere dell'esistenza di un Apistogramma incubatore orale proveniente dal Perù. Viene commercializzato come A. "breitbenden"/ "breastband" o "maulbrtuer" / "mouthbrooder". Clamore inverosimile. Tutti gli apisto depongono su substrato. Diverse strategie riproduttive è vero, poligamia in tutte le salse, monogamia, rapimento dei piccoli ecc., ma tutte le specie conosciute fino ad allora, descritte e non, deponevano su substrato.
Nelle stesse località di cattura si presumeva l'esistenza di un altra popolazione conservatrice che sembrava essere una specie davvero molto affine. Una incuba l'altra depone. Sembrava tutto molto coerente.
Ulteriore passo indietro. L'areale di distribuzione di A. barlowi interessa il Perù settentrionale; nelle acqua chiare del Rio Ampiyacu è sita la località tipo . Ora, la caratteristica dei corpi idrici sub-andini è l'estrema variabilità delle condizioni ecologiche anche nel breve periodo. La parola d'ordine è plasticità.
Quando aumenta la velocità dell'acqua c'è poco da stare allegri se il tuo investimento parentale più grande, le uova, sono state deposte sulla sabbia o peggio ancora su di una foglia secca. La covata rischia di essere spazzata via con tutta la tua sudatissima fitness. Teniamolo a mente.
Come tutte le specie del cacatuoides complex, A. barlowi si ritrova un gran bel capoccione una bocca enorma e labbroni non indifferenti. La prima regola dell'adattamento rapido è: usa quello che hai che per fare altre strutture c'è sempre tempo (sempre che la selezione naturale non ti spazzi via). Detto fatto. Le femmine portano in bocca le uova, le larve e i piccoli per lungo tempo. Anche i maschi qualche volta lo fanno (ma non ci sono molti dati a riguardo). La cosa bella è che, anche in condizioni sperimentali, la frequenza di femmine che incubano le uova in bocca aumenta moltissimo in condizioni di forte corrente dell'acqua e con sabbia come substrato. Plasticità dicevamo.
Plasticità perché questa specie si produce in questa particolare strategia solo in maniera facoltativa. Le due popolazioni che si presumevano essere due specie affini si sono rivelate essere lo stesso A. barlowi che semplicemente stava saggiando un paio di soluzioni eto-ecologiche.
Appare subito evidente il vantaggio adattativo e la possibilità concreta che questo tipo di soluzione possa diventare in breve tempo una strategia evolutivamente stabile.
In realtà a George Barlow era già stata dedicata una specie. Metriaclima barlowi.
Questa volta però il tributo sembra molto più azzeccato. A. barlowi è, a tutti gli effetti, un grande esperimento dell'evoluzione...ancora in corso.
Ultimissima segnalazione.
E' stato descritto anche un Dicrossus. La specie non descritta meno conosciuta in assoluto tra l'altro. Il nome commerciale era Dicrossus sp. "obenschwert". Il nome tecnico è ora D. gladicauda (gladius=spada; cauda=coda)
Purtroppo non trovo una foto da mettere nel post e in Italia non si è mai visto. Però per darvi un idea è molto simile al D. filametosus solo che la caudale non è a lira in quanto mancano i prolungamenti del lobo ventrale della caudale. Sembra la coda di un portaspada al contrario.
Il nostro amico vive in Colombia (rio Atabapo), acque nere (pH 4,4; 10 µS/cm), come in D. filamentosus la specie è poliginica ma il maschio non haremizza, vive in acqua basse e vicino alla riva tra il letto di foglie o la vegetazione di ripa semisommersa.
Se riesco a trovare una foto decente faccio il confronto con le altre 4 specie. Per ora infatti siamo a quota cinque:
D. filamentosus
D. maculatus
D. gladicauda
D. sp. "Tapajos"
S. sp. "Rio Negro"
Più difficile è valutare qualitativamente il contributo che ogni ricercatore regala alle generazioni successive e alla propria.
Nel mondo dei ciclidi il nome di George W. Barlow spicca sulla moltitudine e la valutazione, purtroppo postuma, non lascia spazio a dubbio alcuno. Barlow è stato pioniere, ricercatore di talento e grandissimo divulgatore. Gigante appunto.
Nel suo libro più bello "The cichlid fishes: nature's grand experiment in evolution" non si libra nei virtuosismi della biologia teorica che ci piacciono tanto. I ciclidi sono, de facto, un virtuosismo vivente.
"The cichlid fishes are a natural treasure, a priceless gift to Darwinists...The cichlid fishes are almost too good to be true, and nobody is better qualified to show them to us than George Barlow. But he does more than tell us about his beloved fishes. He makes his fishes tell us about ourselves."
Richard Dawkins
Grazie alla lungimiranza di alcune persone il libro è stato tradotto (benissimo tra le altre cose), in italiano. Ogni amante della natura dovrebbe averne una copia nella propria libreria.
Ad un pilastro come Barlow non poteva mancare una dedica tassonomica di livello. La dedica è arrivata e non poteva essere migliore.
Ingo Hahn e Uwe Romer gli hanno dedicato la più incredibile specie di Apistogramma mai scoperta: Apistogramma barlowi.
Ma andiamo con ordine.
Nel '99 si viene a sapere dell'esistenza di un Apistogramma incubatore orale proveniente dal Perù. Viene commercializzato come A. "breitbenden"/ "breastband" o "maulbrtuer" / "mouthbrooder". Clamore inverosimile. Tutti gli apisto depongono su substrato. Diverse strategie riproduttive è vero, poligamia in tutte le salse, monogamia, rapimento dei piccoli ecc., ma tutte le specie conosciute fino ad allora, descritte e non, deponevano su substrato.
Nelle stesse località di cattura si presumeva l'esistenza di un altra popolazione conservatrice che sembrava essere una specie davvero molto affine. Una incuba l'altra depone. Sembrava tutto molto coerente.
Ulteriore passo indietro. L'areale di distribuzione di A. barlowi interessa il Perù settentrionale; nelle acqua chiare del Rio Ampiyacu è sita la località tipo . Ora, la caratteristica dei corpi idrici sub-andini è l'estrema variabilità delle condizioni ecologiche anche nel breve periodo. La parola d'ordine è plasticità.
Quando aumenta la velocità dell'acqua c'è poco da stare allegri se il tuo investimento parentale più grande, le uova, sono state deposte sulla sabbia o peggio ancora su di una foglia secca. La covata rischia di essere spazzata via con tutta la tua sudatissima fitness. Teniamolo a mente.
Come tutte le specie del cacatuoides complex, A. barlowi si ritrova un gran bel capoccione una bocca enorma e labbroni non indifferenti. La prima regola dell'adattamento rapido è: usa quello che hai che per fare altre strutture c'è sempre tempo (sempre che la selezione naturale non ti spazzi via). Detto fatto. Le femmine portano in bocca le uova, le larve e i piccoli per lungo tempo. Anche i maschi qualche volta lo fanno (ma non ci sono molti dati a riguardo). La cosa bella è che, anche in condizioni sperimentali, la frequenza di femmine che incubano le uova in bocca aumenta moltissimo in condizioni di forte corrente dell'acqua e con sabbia come substrato. Plasticità dicevamo.
Plasticità perché questa specie si produce in questa particolare strategia solo in maniera facoltativa. Le due popolazioni che si presumevano essere due specie affini si sono rivelate essere lo stesso A. barlowi che semplicemente stava saggiando un paio di soluzioni eto-ecologiche.
Appare subito evidente il vantaggio adattativo e la possibilità concreta che questo tipo di soluzione possa diventare in breve tempo una strategia evolutivamente stabile.
In realtà a George Barlow era già stata dedicata una specie. Metriaclima barlowi.
Questa volta però il tributo sembra molto più azzeccato. A. barlowi è, a tutti gli effetti, un grande esperimento dell'evoluzione...ancora in corso.
Ultimissima segnalazione.
E' stato descritto anche un Dicrossus. La specie non descritta meno conosciuta in assoluto tra l'altro. Il nome commerciale era Dicrossus sp. "obenschwert". Il nome tecnico è ora D. gladicauda (gladius=spada; cauda=coda)
Purtroppo non trovo una foto da mettere nel post e in Italia non si è mai visto. Però per darvi un idea è molto simile al D. filametosus solo che la caudale non è a lira in quanto mancano i prolungamenti del lobo ventrale della caudale. Sembra la coda di un portaspada al contrario.
Il nostro amico vive in Colombia (rio Atabapo), acque nere (pH 4,4; 10 µS/cm), come in D. filamentosus la specie è poliginica ma il maschio non haremizza, vive in acqua basse e vicino alla riva tra il letto di foglie o la vegetazione di ripa semisommersa.
Se riesco a trovare una foto decente faccio il confronto con le altre 4 specie. Per ora infatti siamo a quota cinque:
D. filamentosus
D. maculatus
D. gladicauda
D. sp. "Tapajos"
S. sp. "Rio Negro"