31 gennaio 2008

Nematodi parassiti...what else...

Segnalo un bel post di un amico caro in un altro blog.
Il blog è già segnalato nei link. Il link diretto al post lo metto lo stesso. Per due motivi:
-primo, perché ho appena capito come si mettono i link cliccabili direttamente sulle parole (in fondo ci ho messo solo un anno abbondante a capirlo).
-secondo, perché quei parassiti sono abbastanza diffusi e parecchio difficili da combattere

Insomma dategli una letta.

24 gennaio 2008

Un collo di bottiglia per il fondatore (una banale speculazione)

Ci sono alcuni concetti in biologia che hanno il sapore di eleganti passaggi teorici che inevitabilmente arrancano nei confini di una scienza storica.
A mio modo di vedere tra i più famosi ci sono l' "effetto del fondatore" e il "collo di bottiglia". Drammi stocastici quantitativi molto poco darwiniani (all'apparenza)
Non importa la frequenza degli alleli o la grandezza relativa di una popolazione e nemmeno quante popolazioni fenotipicamente discrete ci siano. Con un pò di fortuna esce il numero giusto alla lotteria e anche l'allele "nerd" si gioca la sua carta (che magari in un altro spaziotempo ecologico risulta pure quella vincente, ma anche no ovviamente, e quindi il tutto ridiventa darwiniano e i conti tornano).

Introduzione articolata per un pensierino semplice semplice.
Se invece dell'isola lontana raggiunta dall'impavido coleottero trasmigatore, o del dramma ecologico biecomietitore, ci fosse la mano del sapiente allevatore dell'est europa o del sudest asiatico?

Non parlo di selezioni, incroci e manipolazioni genetiche (che hanno cmq un risvolto adattativo ben preciso ma che poco, o nulla, hanno a che fare con quello che vado a descrivere).
Parlo, invece, delle popolazioni, fenotipicamente distinte, che esistono in natura.

Il tutto mi è venuto in mente guardando le foto di Enrico che ritraggono i pesci che ha portato dall'Uruguay. Prendo, come esempio, questo Corydoras paleatus:


Chi ha confidenza con questi pesci nel mondo hobbistico sa che questo fenotipo è molto raro. Cosi come la pinna dorsale estremamente allungata di alcuni individui selvatici o di alcune popolazioni maggiormanete latero-compresse.

In realtà ho preso spunto da un caso limite che poco si fa notare. Molto più eclatanti sono i casi nei ciclidi dove c'è una diversità intraspecifica maggiore in natura (il discorso è valido anche per altri taxa come i pecilidi, i killi e alcuni anabantoidei; ma in questi casi è molto più facile sfociare in vere e proprio selezioni artificiali).

Eppure della dozzina abbondante di popolazioni fenotipicamente discrete (lo so suona male ma meglio non mi veniva) di Apistogramma agassizi solo una è disponibile con regolarità sul mercato (va ovviamente peggio a specie come A. cacatuoides dove si sono perse del tutto e sono disponibili solo selezioni artificiali).
Della specie Torichthys meeki è stata "commercializzata" solo una popolazione mentre le altre non sono mai state nemmeno sfiorate dall'allevamento intensivo.
Nei ciclidi dell'africa occidentale vige la prassi di una specie in commercio un fenotipo.
L'elenco potrebbe continuare all' infinito.

Labidochromis caeruleus Fryer, 1956
wiki commons
L'esempio più eclatante però viene dai grandi laghi africani e riguarda il famoso Labidochromis caeruleus


A fronte di una distribuzione limitata in natura, questo fenotipo è oramai dominante nel mercato hobbistico.
Questa specie centra in pieno il topic di questo post perché pare che i milioni di esemplari in giro per il mondo provengano tutti dallo stesso gruppo di pesci pescati circa 25 anni fa da Brichard nel lago.

Più effetto del fondatore di questo!

16 gennaio 2008

Tateurndina ocellicauda et al.

Erano anni che volevo togliermi questo sfizio:


Vaschetta quasi dedicata. Un trio di Iriatherina werneri completano la popolazione ittica
Sono tutti ancora piccolini. Vedremo.
Avevo in mente di dedicare i 5 vetri a dei piccoli balitoridi reofili delle highliand del Borneo. Pazienza. Arriverà anche il loro di turno.

Intanto mi sto godendo appieno i nanetti tanganicensi.



Vasca dei L. kungweensis. La foto, come sempre, è indecente ma con un pò di attenzione si intravedono anche i due piccoletti.
Ancora non riproducono. Il problema credo che sia logistico (gli manca una tana). E dire che avevo preparato diversi tubi, rigidi e morbidi, proprio per loro. Devo solo ricordare dove diavolo li ho messi.


I L. similis vanno da soli. Forse il problema è opposto. Le tane erano finite e si sono bloccate le riproduzioni (ovviamente è solo un ipotesi). Ora ho aggiunto altre conchiglie ma credo che comunque quella vasca sia satura. Sfoltisco qualche subadulto. Se interessa io, e loro, siamo qui.




Per completare l'opera volevo parlare dei regali natalizi più belli (che infatti mi son fatto da me).





Peccato che insieme ai libri, compreso nel prezzo, non si possa comprare anche un pò di tempo per leggerli. Spero entro febbraio di poter dire qualcosa di più concreto.

03 gennaio 2008

Fish Behavior in the Aquarium and in the Wild



Ci sono cose che noi umani, oltre a non poter mai immaginare, non potremmo mai neanche comprendere fino in fondo.
Le dieci (o undici) dimensioni delle cromodinamica quantistica, il genio incompreso di Clive Cussler e quel maledetto timeout che chiamò Chris Webber nella finale del '93 contro North Carolina*.

Ma a parte queste pochi ma essenziali esempi, il nostro percorso di specie ci ha precluso molte altre cose.
L'avere pochi sensi, neanche tanto sviluppati, non ci consente di apprezzare appieno alcune strutture e apparati sensoriali di uso comune nel mondo animale. I pesci, che in quanto ad apparati sensoriali non sono secondi a nessuno, sono i più incompresi. Usano, complice anche il mezzo in cui vivono, strutture, apparati e tessuti in modo originale e magistrale.

Cercare di capire cosa e come "sentono" è il passo inziale che va fatto per comprendere il comportamento di un qualsiasi organismo. Cosi troviamo la prima parte del libro che segnalo in questo post , completamente dedicata ai "sensi". Le altre due parti del testo sono dedicate alle abilità cognitive e alle "scelte" che i pesci fanno tutti i giorni.

Non vorrei però che questo preambolo limitasse nella comprensione del valore di questo libro.
E' uno dei miei preferiti. Nessuna foto, ma solo disegni b/n, lo stile è senza fronzoli e lineare nell'esposizioni dei concetti. Purtroppo non esiste un edizione in italiano ma si legge bene anche se non si ha una conoscenza ottimale dell'inglese. L'autore, un ittiologo candese, è riuscito nel difficile compito (che finora è riuscito davvero a pochi), di traslitterare le conoscenze del mondo scientifico dell'ittiologia nel mondo hobbistico.

Parafrasando le parole di Wayne S. Leibel dopo aver letto questo libro non guarderete più con gli stessi occhi i pesci nelle vostre vasche



*ibidem

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