25 aprile 2009

Nannocharax

I caraciformi africani sono un pò un oggetto misterioso; meno conosciuti dei cugini neotropicali hanno realizzato radiazioni quantitativamente più modeste.
Fino alla fine degli anni 80 molti autori facevano confluire in un unica famiglia (Characidae) le ~1600 specie dell'ordine Characiformes. Oggi va per la maggiore una rappresentazione sistematica che vede l'ordine suddiviso in 18 famiglie raggruppate in due subordini. Non mi addentro troppo nella sistematica perché alcune famiglie sembrano non essere monofiletiche e c'è parecchia confusione (per chi volesse farsi venire una bella emicrania rimando QUI). In alcuni casi, vedi FishBase, viene seguita ancora la vecchia sistematica di Tuegels di fine anni 80.

Quattro delle 18 famiglie totali, per un totale di circa 200 specie, sono africane:

Distichodontidae
Chitarinidae
Alestidae
Hepsetidae

Da notare solamente che le prime due, oltre a essere estremamente affini (subordine Chitarinoidei), sono anche quelle più primitive di tutto l'ordine e che, secondo alcuni autori, Hepsetidae è strettamente imparentata con un altra famiglia che è però sudamericana (Ctenoluciidae), questo a supporto della tesi secondo cui alcune radiazioni siano accadute prima della separazione fisica di Africa e Sudamerica.

La famiglia dei Distichodontidae ha circa 90 specie ed è quella che ci interessa in questo caso.
Le specie di questa famiglia hanno un ampio areale. Si va dal Gambia, Senegal, Niger, Volta, Nilo, Congo fino allo Zambesi e al lago Turkana.
Da un punto di vista trofico la famiglia dei Distichodontidae (il nome fa riferimento alle due file di denti presenti in tutte le specie) si divide in:

-erbivori e micropredatori (e.g. Nannocharax, Neolebias )
-predatori/mangiatori di scaglie e pinne (e.g. Ichthyoborus)

Ok, fatte le presentazioni andiamo al sodo.

Nannocharax Günther, 1867:

-27 specie nominali (escluse le due di questo post ovviamente)
-distribuzione in Africa centro occidentale e Nilo
-scaglie piccole e ctenoidi
-linea laterale completa
-serie di denti bicuspidi per ogni mascella

Studiando collezioni museali e supportati da nuove indagini in situ, i ricercatori si sono accorti che alcuni esemplari non rientravano nelle descrizioni delle specie già conosciute. Spesso l'habitus di alcune popolazioni è molto simile (colorazioni e bande verticali sul corpo) e fa pensare a specie già note come N. fasciatus e N. latifasciatus. Ma è molto probabile che N.fasciatus sia una specie "contenitore" di un gruppo molto più ampio che, in un prossimo futuro, potrebbe dar luogo ad un complesso di specie come avviene per esempio per le Apistogramma.



Nannocharax zebra sp.nov.

Questo piccolo caraciforme (lunghezza totale <5 cm) vive nelle acque camerunensi del Cross River. Come biotopo d'elezione ha le calme acqua di ripa poco profonde, nuotando attivamente al di sopra della lettiera.


a.Olotipo di N. zebra, fotografia in alcol
b. Disegno di R. Kühbandner.



Nannocharax usongo sp. nov.

La distribuzione di N. usongo (TL<5cm) è del tutto sovrapponibile a quella di N. zebra.
Più reofilo della specie precedente è stato osservato spesso su tronchi parzialemente decomposti in zone con un certa corrente. Sempre adeso al substrato è stato visto raramente nuotare attivamente nella colonna d'acqua.
Forma e posizione della bocca insieme alla conformazione dei primi raggi delle pelviche fa supporre uno stile di vita molto diverso dalle altre specie. Più legato al substrato anche con forte corrente.
(nota mia: questo ricorda molto specie neotropicali del genere Characidium. Sarebbe interessante vedere se questi percorsi evolutivi erano già presenti in Gondwana o se è un altro esempio di "cassetta degli attrezzi" caratteristica della nuova biologia dello sviluppo).
Il nome specifico è dedicato al biologo della conservazione, molto attivo in Camerun, Leonard Usongi.


a.Olotipo di N .usongo in alcol,
b. Disegno di R. Kühbandner,
c.Fotografia di un esemplare vivo (Photo F. Herder).


Come dicevo sopra è molto probabile che N. fasciatus nasconda molte altre specie sotto la descrizione ottocentesca di Gunther. Gli autori credono, quindi, che il genere verrà rivisitato ampiamente nei prossimi anni.

Ultima cosa: gli autori nell'articolo esplicitano il concetto di specie che hanno utilizzato (per inciso quello filogenetico secondo Kullander). Teniamolo a mente che ci torna utile per il post sui Macropodus.




Dunz, AR & UK Schliewen, 2009. Description of two new species of Nannocharax Günther, 1867 (Teleostei: Characiformes: Distichodontidae) from the Cross River, Cameroon. Zootaxa 2028: 1–19.

23 aprile 2009

Digest

E' un pò che non segnalo qualche bel lavoro tassonomico. A dir la verità il 2009 è partito un pò in sordina però qualche spunto interessante lo si trova sempre; senza contare che c'è ancora qualcosa di cui parlare su aluni lavori di fine 2008.

Segnalo velocemente. Poi ci torno con calma stasera.

- Due nuove specie di Nannocharax (N.zebra e N. usongo). Sono caracidi e sono africani. Il ramo africano dei caraciformi è meno conosciuto di quello sudamericano. Ma non per questo meno interessante.

-Descrizione del famoso barbo di Odessa (Puntius padamya).

-Descrizione di Baryancistrus beggini.

-Riesame morfologico del genere Macropodus con una segnalazione di conservazione (è del 2008).
Questo è il più interessante di tutti. Poi vi spiego perché.

Ci sarebbero anche un paio di cose interessanti su cavallucci marini e gobidi diadromi. Ma non credo di farcela.

20 aprile 2009

L'universo in un guscio di lumaca (+ esterne)



Non mi va di aprire un altro post. Aggiungo qui un paio di scatti fatti in giardino.


Panoramica di due vasche
(ex-sump con tanto di divisori)

Nymphaea sp. (foglie emersa)


Sarracenia psittacina in ex sfagnera
(la Lysmachia non so come ci sia arrivata)


Semi di Sarracenia germogliati da un mese.
Si vedono i primi microascidi



Azolla caroliniana


Marsilea quadrifolia


Lythrum salicaria


Myriophyllum "Red Steam"


Myriophyllum "Red Steam" e A. caroliniana


Secchio con dafnie/ceratofillo/lemna


Hydrocotyle leucocephala, Vesicularia sp. e Pistia stratiotes
(questa però è in casa)


Indeterminazione



[...], il giardiniere separa una pianta se desidera che vari-
animali addomesticati tendono a variare.

Charles Darwin
Taccuino E



Avete presente il secondo Jurassic Park di Spielberg? Ad un certo punto c'è il matematico (interpretato dall'ottimo Jeff Goldblum) che dice, citando il principio di Heisenberg, " se tocchi qualcosa, la cambi".
Ora il principio di indeterminazione non dice proprio questo ma devo dire che è una buona estrapolazione biologica.
(E' risaputo del complesso d'inferiorità che i biologi hanno nei confronti dei fisici. Un pò perché la fisica è molto più formalizzata rispetto alla biologia e un pò perché tutti i biologi teorici vorrebbero avere un oggetto potenzialmente epistemico come il principio di Heisenberg. Sul perché non dispongano di un oggetto del genere non è facile dare una spiegazione ma con ogni probabilità un oggetto del genere in biologia semplicemente non esiste.)

Bene, che c'entra tutto questo con i pesci? In realtà non molto ma a dire la verità mi è venuto in mente perché spesso sento parlare di specie pure, ibridi e selezioni estreme di esemplari con tanto di verdetti accessori che non tengono presente una chiave di lettura basilare.

Questo non è un blog di acquariofilia; anzi con l'acquariofilia non ha niente a che vedere. Quindi non parlo delle selezioni e degli ibridi che sono, a tutti gli effetti, un normalissimo prodotto di un hobby che pone, è bene ricordarlo sempre, l'acquario, e non i pesci, come centro focale.
Personalmente non strabuzzo gli occhi quando vedo ibridi complessi come i red parrot o selezioni esasperate come alcuni carassi. Fanno parte di quel mondo. L'unica interfaccia è data dalla necessità di reperire esemplari da mettere nelle nostre vasche e, visto che in Italia è completamente assente la comunità di allevatori privati presente nel resto del mondo, l'unica alternativa e andare nei negozi.

Tempo fa avevo parlato dei colli di bottiglia e dell'effetto del fondatore applicato ai pesci presenti sul mercato.
Il discorso era più o meno questo: dopo N generazioni le frequenze alleliche cambiano, i genotipi cambiano, i pettern cambiano e, ovviamente, i fenotipi cambiano e si stabilizzano. Il risultato è che quelle in cattività sono specie molto differenti da quelle naturali. Alcune poi rappresentano una sola piccola popolazone naturale che però è presente in milioni di esemplari nella vasche di tutto il mondo. E qui mi ero fermato.

In realtà il discorso è possibile portarlo su di un livello ancora più basso.
Molti pensano che l'unico modo per evitare questo problema dei colli di bottiglia dovuti all'allevamento artificiale sia quello di prelevare i pesci direttamente in natura. Ovviamente c'è subito un altro problema dovuto all'effetto del fondatore che porta deviazioni sostanzialemente più corpose e veloci dei colli di bottiglia. Come uscirne se non con l'osservazione basilare di cui sopra?

L'osservazione è data dall'analisi del problema gerarchico. Se abbiamo in vasca degli esemplari della specie X in realtà noi non abbiamo la specie X ma solo alcuni esemplari delle specie in questione. Non possono essere rappresentativi neanche in popolazioni molto piccole e isolate come in alcuni taxa (e.g. ciprinodotidi), in quanto la relativa instabilità delle frequenze non porta, neanche in questo caso, ad avere esemplari fedeli della popolazione.

Quindi le discussioni sul non incrociare le popolazioni sono sicuramente esercizi utili. Sul breve periodo la pratica da anche ottimi risultati. Come dicevano i ghostbuster "mai incrociare i flussi".
Ma tutto sommato dal momento che li abbiamo in vasca abbiamo già operato una selezione arbitraria e significativa che ci porta alla riflessione finale tramite l'incipit iniziale.

Se tocchi qualcosa la cambi. Basta saperlo.

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