I caraciformi africani sono un pò un oggetto misterioso; meno conosciuti dei cugini neotropicali hanno realizzato radiazioni quantitativamente più modeste.
Fino alla fine degli anni 80 molti autori facevano confluire in un unica famiglia (Characidae) le ~1600 specie dell'ordine Characiformes. Oggi va per la maggiore una rappresentazione sistematica che vede l'ordine suddiviso in 18 famiglie raggruppate in due subordini. Non mi addentro troppo nella sistematica perché alcune famiglie sembrano non essere monofiletiche e c'è parecchia confusione (per chi volesse farsi venire una bella emicrania rimando QUI). In alcuni casi, vedi FishBase, viene seguita ancora la vecchia sistematica di Tuegels di fine anni 80.
Quattro delle 18 famiglie totali, per un totale di circa 200 specie, sono africane:
Fino alla fine degli anni 80 molti autori facevano confluire in un unica famiglia (Characidae) le ~1600 specie dell'ordine Characiformes. Oggi va per la maggiore una rappresentazione sistematica che vede l'ordine suddiviso in 18 famiglie raggruppate in due subordini. Non mi addentro troppo nella sistematica perché alcune famiglie sembrano non essere monofiletiche e c'è parecchia confusione (per chi volesse farsi venire una bella emicrania rimando QUI). In alcuni casi, vedi FishBase, viene seguita ancora la vecchia sistematica di Tuegels di fine anni 80.
Quattro delle 18 famiglie totali, per un totale di circa 200 specie, sono africane:
Distichodontidae
Chitarinidae
Alestidae
Hepsetidae
Da notare solamente che le prime due, oltre a essere estremamente affini (subordine Chitarinoidei), sono anche quelle più primitive di tutto l'ordine e che, secondo alcuni autori, Hepsetidae è strettamente imparentata con un altra famiglia che è però sudamericana (Ctenoluciidae), questo a supporto della tesi secondo cui alcune radiazioni siano accadute prima della separazione fisica di Africa e Sudamerica.
La famiglia dei Distichodontidae ha circa 90 specie ed è quella che ci interessa in questo caso.Chitarinidae
Alestidae
Hepsetidae
Da notare solamente che le prime due, oltre a essere estremamente affini (subordine Chitarinoidei), sono anche quelle più primitive di tutto l'ordine e che, secondo alcuni autori, Hepsetidae è strettamente imparentata con un altra famiglia che è però sudamericana (Ctenoluciidae), questo a supporto della tesi secondo cui alcune radiazioni siano accadute prima della separazione fisica di Africa e Sudamerica.
Le specie di questa famiglia hanno un ampio areale. Si va dal Gambia, Senegal, Niger, Volta, Nilo, Congo fino allo Zambesi e al lago Turkana.
Da un punto di vista trofico la famiglia dei Distichodontidae (il nome fa riferimento alle due file di denti presenti in tutte le specie) si divide in:
-erbivori e micropredatori (e.g. Nannocharax, Neolebias )
-predatori/mangiatori di scaglie e pinne (e.g. Ichthyoborus)
Ok, fatte le presentazioni andiamo al sodo.
Nannocharax Günther, 1867:
-27 specie nominali (escluse le due di questo post ovviamente)
-distribuzione in Africa centro occidentale e Nilo
-scaglie piccole e ctenoidi
-linea laterale completa
-serie di denti bicuspidi per ogni mascella
Studiando collezioni museali e supportati da nuove indagini in situ, i ricercatori si sono accorti che alcuni esemplari non rientravano nelle descrizioni delle specie già conosciute. Spesso l'habitus di alcune popolazioni è molto simile (colorazioni e bande verticali sul corpo) e fa pensare a specie già note come N. fasciatus e N. latifasciatus. Ma è molto probabile che N.fasciatus sia una specie "contenitore" di un gruppo molto più ampio che, in un prossimo futuro, potrebbe dar luogo ad un complesso di specie come avviene per esempio per le Apistogramma.
Nannocharax zebra sp.nov.
Questo piccolo caraciforme (lunghezza totale <5 cm) vive nelle acque camerunensi del Cross River. Come biotopo d'elezione ha le calme acqua di ripa poco profonde, nuotando attivamente al di sopra della lettiera.
Nannocharax usongo sp. nov.
Nannocharax usongo sp. nov.
La distribuzione di N. usongo (TL<5cm) è del tutto sovrapponibile a quella di N. zebra.
Più reofilo della specie precedente è stato osservato spesso su tronchi parzialemente decomposti in zone con un certa corrente. Sempre adeso al substrato è stato visto raramente nuotare attivamente nella colonna d'acqua.
Forma e posizione della bocca insieme alla conformazione dei primi raggi delle pelviche fa supporre uno stile di vita molto diverso dalle altre specie. Più legato al substrato anche con forte corrente.
(nota mia: questo ricorda molto specie neotropicali del genere Characidium. Sarebbe interessante vedere se questi percorsi evolutivi erano già presenti in Gondwana o se è un altro esempio di "cassetta degli attrezzi" caratteristica della nuova biologia dello sviluppo).
Il nome specifico è dedicato al biologo della conservazione, molto attivo in Camerun, Leonard Usongi.
Più reofilo della specie precedente è stato osservato spesso su tronchi parzialemente decomposti in zone con un certa corrente. Sempre adeso al substrato è stato visto raramente nuotare attivamente nella colonna d'acqua.
Forma e posizione della bocca insieme alla conformazione dei primi raggi delle pelviche fa supporre uno stile di vita molto diverso dalle altre specie. Più legato al substrato anche con forte corrente.
(nota mia: questo ricorda molto specie neotropicali del genere Characidium. Sarebbe interessante vedere se questi percorsi evolutivi erano già presenti in Gondwana o se è un altro esempio di "cassetta degli attrezzi" caratteristica della nuova biologia dello sviluppo).
Il nome specifico è dedicato al biologo della conservazione, molto attivo in Camerun, Leonard Usongi.
c.Fotografia di un esemplare vivo (Photo F. Herder).
Come dicevo sopra è molto probabile che N. fasciatus nasconda molte altre specie sotto la descrizione ottocentesca di Gunther. Gli autori credono, quindi, che il genere verrà rivisitato ampiamente nei prossimi anni.
Ultima cosa: gli autori nell'articolo esplicitano il concetto di specie che hanno utilizzato (per inciso quello filogenetico secondo Kullander). Teniamolo a mente che ci torna utile per il post sui Macropodus.
Dunz, AR & UK Schliewen, 2009. Description of two new species of Nannocharax Günther, 1867 (Teleostei: Characiformes: Distichodontidae) from the Cross River, Cameroon. Zootaxa 2028: 1–19.
In effetti se ti danno una botta in testa e non capisci in che continente ti trovi non e' semplicissimo riconoscere un characidium da un nannocharax o da un paradistichodus.
RispondiEliminaCiao Enrico
Avvalori la mia tesi o mi stai perculando?
RispondiElimina:-DDDD
Quando mai, Fabie'. Avvaloro!
RispondiEliminaAvvaloro pure sui denti aguzzi africani e sudamericani. A febbraio se Lorenzo e Marko mi portano ancora in uruguay vorrei dedicarmi di piu' a questi pesci, dai denti aguzzi ai mangiatori di scaglie. Dovremmo fare proprio la loro zona e quella dei charax gibbosi.
Ciao Enrico