26 novembre 2006

Dicrossi, accette e fiori singalesi



I Dicrossus filamentosus sono pronti. Hanno passato qualche settimana al "freddo e al gelo" (T bassa e conducibilità alta), le femmine sono belle cicciotte e il maschio...il maschio è pronto (vedi foto...chiamiamole cosi).

Questa volta il cambio di stagione passa attraverso una diversa preparazione dell'acqua. Piovana/Torba+Equilibrium. Uso da anni la piovana al posto della RO e la torba di sfagno al posto della torba in granuli ad uso acquariofilo. La vera novità, almeno per me, è l'aumento della conducibilità attrarso i sali Seachem. Questo perché ho sposato in pieno, almeno in linea teorica, la tesi di Nonno Wright (chi legge il forum Singaporeano di killies.com, sa di cosa parlo).
Tranquillizo l'amico Signifer, artefice, tra l'altro, dell'innesco esplosivo delle toerie singaporeane testè citate.
La coppia di Aphyosemion (Chromaphyosemion) bivittatum Funge, sta benissimo!!! Mangia con gusto chiro congelati, dafnie vive e granulare. Li rimpinzo ancora un po' e pure loro avranno il tanto agognato aumento di T. Hai visto mai che ci scappa qualche ovetto?




Le Malpulutta kretseri protagoniste dell'ultimo post stanno benone, i giovanili crescono e la coppia è sana (anche perché ho solo una femmina adulta che tengo sotto stretta sorveglianza). Purtroppo il nido oggetto delle mie apprensioni è stato un fuoco di paglia. Dopo averlo aspirato ho constatato che non c'era stato l'accoppiamento. Devo isolarlo sto maschietto "on fire"...





Ultima nota per le Carnegiella sp. I guru mi hanno detto che potrebbero anche non essere C. strigata strigata e nel frattempo il nome specifico lo eviterei (le sottospecie del genere sono state revisionate e non sono più valide, qui la metto solo per comodità). Il gruppeto va infoltito se no li ovetti quando me li fanno? Ho notato, in questo brevissimo lasso di tempo, che non sono gregari se non c'è un pericolo percepito (ma questa è un po' una prassi nei piccoli caraciformi), anzi, spesso, mostrano una spiccata territorialità.



04 novembre 2006

Malpulutta. Bolle, avannotti e tanta pazienza.





Mai visti avannotti cosi piccoli. Neanche con i protozoi figli delle bucce di banana riesco a tirarli su.
Provero' con tuorlo d'uovo e nauplii di copepodi. Il padre incurante del freddo di questi gg e forte del suo dominio in vasca sembra quasi annoiarsi di fronte ai miei goffi tentativi di alimentare la sua prole. Ingrato (anche se bellissimo), se non collabora non gli attacco il riscaldatore quest'anno.




Se non ne salvo neanche uno butto tutto all'aria e mi do agli incubatori orali o ai reofili. Ne fanno pochi ma almeno non devo stare li a imboccarli 12 volte al giorno. Questa volta poi ha fatto il nido in una cavità inaccessibile. Sono tentato, quasi quasi aspiro tutto e schiudo a parte.


03 novembre 2006

Leaf litter. Il popolo delle foglie.


Quanto sono importanti le foglie secche in natura?

Secondo gli ecologi tantissimo. Le foglie sono una quota importante della biomassa che entra in gioco negli ecosistemi acquatici (secondo Marshall stiamo intorno alle 5-7 tonnellate per ettaro all'anno di materia organica che si riversa nel rio Negro; principalmente sotto forma di foglie).
Al contrario degli ecosistemi terrestri, dove a farla da padrone sono le "catene del pascolo" contraddistinte da un'elevata produttività legata all'azione dei produttori primari autotrofi (piante), nei fiumi è più corretto parlare di "catena del detrito"  in quanto la produzione primaria legata ad alghe e macrofite acquatiche non è paragonabile ad altre realtà ecologiche, e dove, quindi, il materiale "alloctono" gioca un ruolo fondamentale nell'immissione di materia ed energia in un bioma, quello lotico (fiumi), che vede, almeno nei tratti iniziali un rapporto tra produzione e respirazione fortemente sbilanciato verso la seconda componente.
Oltre alla loro valenza "energetica" le foglie offrono ai pesci riparo, cibo (indirettamente) per loro e per gli avannotti, substrati per la deposizione e tutte quelle specie chimiche che entrano in gioco nella chimica dell'acqua (e.g. tannini e acidi umici).
Ma i vertebrati sono forse gli ultimi e meno importanti utlizzatori di questa fondamentale risorsa. Batteri, muffe, protozoi, crostacei, anelliidi, larve acquatiche di insetti; tutti partecipano al banchetto offerto da questi "banali" residui di vita dal mondo emerso.

E' ovviamente impossibile ricreare in acquario tutte queste situazioni ecologiche (tanto per dirne una, banale ma fondamentale, l'acquario non è un sistema lotico), anzi, a dir la verità, riuscire ad utlizzarle in maniera utile e soddisfacente non è semplicissimo. Più che altro è possibile giocarci un poco per quanto riguarda le interazione con i pesci.
Ecco la mia personale esperienza.

E' qualche anno, ormai, che uso foglie secche in acquario. Prima di far vedere qualche foto e fare qualche considerazione, una piccola premessa. Le foglie vanno raccolte a terra. Questo è importante perché la senescenza fogliare è un processo molto complesso regolato da ormoni specifici che comandano azioni specifiche da parte della pianta. Le piante non sono fesse, prima di "amputarsi" richiamano tutto quello che possono recuperare. Liquidi, sostanze nutritive, riciclano strutture cellulari per quanto possibile. Ciò che rimane, in soldoni, sono le componenti della parete che sono il primo passo verso le specie chimiche di cui sopra (tannini). Quindi una foglia secca reccolta a terra e non ancora decomposta (siamo fortunati, il nostro clima temperato ci permette di raccogliere le foglie anche dopo settimane dalla loro caduta, ai tropici, la degradazione ad opera di invertebrati, muffe e batteri è molto più veloce), ci permette di avere quello che ci serve:
 - resistenza meccanica (data dalla parete ancora "integra")
 - acidificanti naturali
- scarse concentrazioni di quelle sostanze che porterebbero ad un inesorabile marcescenza in acqua (situazione possibile con le foglie fresche e che porterebbe non pochi problemi in un sistema chiuso come un acquario).

Ovviamente non tutte le foglie sono adatte. Quelle che ho provato in questi anni sono state le foglie di faggio, quercia e olmo.

La prima volta usai foglie di faggio raccolte in una faggeta in provincia di Rieti. In quella vasca ospitai alcuni ciclidi nani che poco hanno a che fare con la lettiera in natura (M. ramirezi, A.borelli e A. panduro). A parte i M. ramirezi , che vivono in corpi idrici di savana e che quindi hanno pochissime possibilità di relazionarsi con una lettiera in natura, gli apistogramma presentano una certa variabilità nei biotopi in cui si sono specializzati. E A. borelli e A. panduro non sono di certo tra le specie specializzate a vivere tra le foglie. Ma da qualche parte dovevo pur iniziare, no?




Nella foto si vede la coppia di A. borelli "opal" sopra la lettiera. Per quanto mi riguarda le foglie di faggio sono, esteticamente, le più accattivanti. Rispetto a quelle di quercia e olmo decompongono più rapidamente formando una "melma" finissima. Purtroppo la foto è di pessima qualità (sono un pessimo fotografo, si vede?), e non si riesce ad apprezzare il tutto. Le femmine di apisto sono più propense ad "immergersi" nelle foglie, i maschi sono più riluttanti. Le foglie offrono la possibilità di avere microfauna sempre disponibile per i pesci. Ovviamente ciò dipende dal numero di pesci, dallo spessore della lettiera e dalla superficie della vasca. Ma è facile mantenere un certo numero di Copepodi, Ostracodi e microorganismi grazie all'uso delle foglie secche. Niente di eccezionale, ovviamente, e i pesci devono essere alimentati lo stesso. Ma questa microfauna mantiene "vigili" i pesci per quanto riguarda lo stanare il cibo vivo. Senza contare che offre qualche risorsa alimentare in più per gli avannotti.




Foglie di quercia. Rispetto alle altre queste vengono da più lontano. Me le ha mandate un amica olandese insieme a dei pesci. Ovviamente un albero di quercia non è difficile da trovare quindi vanno benissimo anche le foglie nostrane.
La decomposizione è molto più lenta, le dimensioni sono molto maggiori rispetto alle altre e anche le lumachine (le principali artefici della decomposizone meccanica), fanno fatica a "mangiarle". Viste le loro dimensioni è possibile fare uno strato più alto senza per questo usare migliaia di foglie. Sono quelle più usate soprattutto per i ciclidi nani e i labirintidi asiatici di piccole dimensioni. Sono un ottimo substrato per la deposizione per quelle specie più affini alla lettiera in natura (alcune specie di apistogramma e altri ciclidi nani sudamericani)






Le ultime che ho voluto provare sono state le foglie di olmo. Dopo la bollitura (d'obbligo per tutte le foglie che metterete in vasca), le ho messe nella vasca più grande. Un 80x40 che ospita un trio di Dicrossus filamentosus e un gruppetto di Carnegiella strigata. I Dicrossus sono, probabilmente, i più adatti a vivere tra le foglie. Lo suggerisce la forma del corpo, l'alimentazione (piccoli crostacei), i grandi occhi (in natura si alimentano maggiormente durante le ore crepuscolari) e i colori sgargianti del maschio in parata. I loro comportamenti in acquario denotano una certa confidenza con questa soluzione ambientale. Rovistano in continuazione tra le foglie e sotto di esse, e quando non sono convinti prendono con la bocca il lembo di una foglia e la sollevano. Una volta spostata iniziano a cercare i piccoli animaletti di cui si nutrono; con una precisione "chirurgica", grazie alla conformazione della bocca, riescono a predare anche i Cyclops più piccoli. E' un emozione vederli prendere con la forza foglie molto più grandi di loro.
Non so se questo è un comportamennto naturale e non ho la presunzione di considerare la vasca come un biotopo fedele. Ma, obiettivamente, le possibilità che offre un approccio diverso all'allevamento dei pesci sono infinite. Questa forse ne è la dimostrazione.

L'ultima esperienza è po' diversa. Ho usato foglie di mandorlo (Terminalia katappa). Non è un esperienza analoga. Non si possono tenere in vasca per molto tempo (massimo 3 settimane) e vengono usate per stimolare alla riproduzione le specie più delicate e per le uova più sensibili agli attacchi fungini. Purtroppo non ho foto da mostrare ma comunque non sarebbero state in topic.

Concludo questa mia piccola e poco autorevole esperienza con un paio di raccomandazioni. Come detto prima le foglie vanno raccolte secche; vanno fatte bollire (anche in acqua di rubinetto) per almeno 10 minuti; il filtro meccanico è sicuramente sottoposto ad un duro lavoro a causa della decomposizione delle foglie, quindi ricordatevi di pulirlo regolarmente; la melma che si forma non è tossica (forse ne riparlerò); sotto la lettiera ho sempre sabbia fine e nessuna pianta radicata, se mettete le foglie sopra un pratino vegetante in una vasca olandese/zen create solo problemi; quando cambiate l'acqua evitate l' effetto "Niagara Falls", sul fondo si alzerebbe una nube in modalità fallout nucleare;   la lettiera puo' essere "attivata biologicamente" con una serie di microorganismi che prepareremo a parte (ora non ho tempo ma ci tornero' sopra quando affrontero il tema "melma")

Le foglie secche non fanno miracoli e per certi versi sono anche scomode da gestire. Ma volete mettere la soddisfazione di poter osservare l'inafferrabile popolo delle foglie comodamente seduti a casa vostra?



Testi e articoli consultati:

Marshall et al. 2008. Autotrophic energy sources for Paracheirodon axelrodi
(Osteichthyes, Characidae) in the middle Negro River,
Central Amazon, Brazil. Hydrobiologia (2008) 596:95–103

Taiz L., Staiger E. Fisiologia Vegetale.
Piccin Editore

Fenoglio S., Bo T., 2009. Lineamenti di ecologia fluviale 
Città Studi Editore

01 novembre 2006

percomorfo metamorfosante

A dire la verità ancora non so bene cosa scrivere. Magari potrei parlare della vasca che ho appena allestito per alcuni mud dweller oppure mettere giù due righe e qualche foto dei  Gasteropelecidi per cui ho recentemente perso la testa. No, no, meglio scrivere qualcosa sull'ultimo Nanochromis descritto da Lamboj o fare qualche speculazione sulla popolazione "conservatrice" di Apistogramma sp. "maulbruter". Oppure...oppure niente. La vascica natatoria è ancora sgonfia, i piccoli opercoli fanno i loro primi gesti ritmici, la bocca è quello che è, gli occhi, si, quelli ci sono...il percomorfo sta metamorfosando. Lasciamolo tranquillo.

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