24 luglio 2007

Congochromis

Pelvicachromuis humilis Boulenger, 1916


Cuvier, con un occhio sulla Genesi e l'altro sulla natura, si sforzava di riuscir gradito alla reazione bigotta mettendo d'accordo i fossili coi testi e facendo blandire Mosè dai mastodonti


"I miserabili"
Victor Hugo
Molto spesso ci si lamenta della velocità con la quale i nomi dei pesci cambiano.
In realtà questo tipo di cambiamenti non solo sono necessari, ma sono anche un ottimo sintomo dei progressi scientifici.
Un buon esempio è la nuova revisione del genere
Nanochromis (a fine post lascio il riferimento bibliografico), accompagnata dalla descrizione di una nuova specie.


Nel 2004 Anton Lamboj, nel suo splendido libro sui ciclidi dell'africa occidentale, aveva già diviso ufficiosamente il genere
Nanochromis in due sottogruppi (cosa fatta anche per il genere Pelvicachromis):

Gruppo I:
N. consortus
N. nudiceps
N. parilus
N. splendens
N. sp. "Kasai"

Gruppo II:
N. dimidiatus
N. squamiceps
N. sp. "Genema"
N. sp. "Bloody Mary"
N. sp. "Green Speckle"

N. minor (non apparteneva a nessuno dei due sottogruppi di Lamboj)

Nel frattempo i ciclidi dell'africa centro-occidentale avevano catalizzato un rinnovato interesse nei loro confronti e nel bel mezzo dell descrizione di una nuova specie,
N. wickleri nel 2006, gli autori, M.L.J. Stiassny e U. Schliewen, tiravano le somme su quello che era lo stato dell'arte della sistematica del genere Nanochromis.
Ampliando l'intuizione di Lamboj la lista era cosi aggiornata:

N. nudiceps Group:

N, nudiceps
N. consortus
N. minor
N. parilus
N. splendens
N. teugelsi
N. transvestitus
N. wickleri


N. squamiceps
Group:

N. squamiceps
N. dimidiatus
N. sabinae

Ora, se per il nudiceps group la storia rimane invariata, per lo squamiceps gruop tutto è cambiato.
Non sono più
Nanochromis ma bensi' Congochromis e alle tre specie del gruppo se ne aggiunge un altra (Congochromis pugnatus).
Quindi:

Congochromis squamiceps
C. dimidiatus
C. sabinae
C. pugnatus


Il nuovo nome generico deriva ovviamente dalla distribuzione di queste specie in natura. Infatti tutti e due i generi (Nanochromis e Congochromis), hanno un reale di distribuzione che è ristretto, per modo di dire, al bacino idrografico del fiume Congo (gli stati interessati sono la Repubblica Centroafricana e la Repubblica Democratica del Congo).

Secondo Lamboj le differenze ecologiche maggiori risiedono nel fatto che il suo ex-"gruppo II", ora Congochromis, è meno reofilo del primo. Ma in realtà si sa davvero poco sull'ecologia di questi pesci. Speriamo che il nuovo slancio tassonomico porti con se anche nuove conoscenze sotto questo punto di vista.


Testi e articoli consultati:

Stiassny, M.L.J. and U.K. Schliewen. Congochromis, a new cichlid genus (Teleostei: Cichlidae) from central Africa, with a description of a new species from the upper Congo River, Democratic Republic of Congo. American Museum Novitates. 3576:1-14

Schliewen, U.K. & Stiassny, M.L.J.
A new species of Nanochromis (Teleostei: Cichlidae) from Lake Mai Ndombe, central Congo Basin, Democraic Republic of Congo
Zootaxa 1169: 33-46 (10 apr. 2006)

Lamboj, A. 2004. The cichlid fishes of western Africa
Bornheim: Birgit Schmettkamp Verlag, 255 pp.

19 luglio 2007

Catfish Atlas Vol.1

31 famiglie, 2600 specie ( il 64% sudamericane), una delle specie più piccole al mondo (Micromyzon akama 12mm), alcune delle più grandi (Silurus glanis 5m e Pangasionodon gigas 3m x 300kg), due famiglie, Ariidae e Plotosidae, che vivono nei mari.

Questi sono solo alcuni dei numeri che caratterizzano i Siluriformi. Ovviamente c'è di più: lo sviluppo che ha avuto l'apparato Weberiano (una serie di ossicini, modificati dalle prime 4-5 vertebre, che connette la vescica natatoria all'orecchio interno) ha permesso la colonizzazione degli ambienti meno permissivi come biotopi di acque torbide e fangose dove la visibilità è scarissima, l'assenza di ossa intermuscolari li rende appetibili per le popolazioni locali bisognose di proteine a buon mercato, senza contare le diverse strategie riproduttive e la miriade di adattamenti morfologici.

A parte i pescigatto nostrani (Siluridae e Ictaluridae) che proprio bellissimi non sono; i pescigatto neotropicali (Loricariidae e Callichthydae), presentano specie incredibilmente belle e interessanti.
Letteralmenti "esplosi" nel mercato dei pesci ornamentali solo di recente, i piccoli siluriformi hanno raggiunto oggi uno status dignitoso.
Questo è stato possibile grazie all'opera di un paio di persone che hanno compreso come i pesci, in una vasca, non debbano avere un ruolo specifico se non quello dei protagonisti assoluti. Purtroppo c'è ancora chi ama e diffonde queste "etichette" (spazzino, pulisci vetro, mangialumache), ma si sa...è più facile ragionare con la testa d'altri che con la propria.

Tornando a quelle due e tre persona che hanno "cambiato il mondo" è impossibile non citare Larry Vires. Il suo libro, oramai introvabile, è la bibbia per eccellenza.
E' difficile commentarlo, il libro è molto tecnico e la lettura non è facilissima.
Nonostante sia stato scritto alla fine degli anni 90 è ancora molto valido. Questo testimonia la qualità delle esperienze e la capacità di sperimentare quando nessuno ancora "vedeva" davvero questi pesci.
Purtroppo è impossibile comprarlo e l'unico modo è quello di fotocopiarlo
(qualche furbone dice di vendere copie originali del libro, informatevi bene perché al 99,99% vi arrivano cmq le fotocopie).

Ecco volevo fare una breve introduzione a 'sti pesciotti, e al libro in oggetto, e mi sono dilungato.
Rimedio subito:


A parte le caratteristiche tecniche (questa la scheda della casa editrice (http://www.mergus.com/catfish_atlas_i.html) e alle recensioni in rete (ottima questa anche se sulla versione originale http://www.planetcatfish.com/books/books.php?article_id=2); posso dire che il ibro è davvero ben fatto.
Come con gli atlas dedicati ai ciclidi nani, anche qui la parte introduttiva è davvero buona e da sola già vale metà prezzo del libro. Incredibilmente accurata è la parte dedicata all'apparato di Weber; talmente tanto che forse non è "leggibile" proprio da tutti. Io la consiglio lo stesso però, perché comprendere il "come sono fatti" è il primo passo per capire "come allevarli al meglio".

I taxa descritti sono molti ma la maggior parte non è molto diffusa in commercio (i famosi L sono trattati nel secondo volume che deve ancora essere tradotto dal tedesco). Le foto sono ottime e spero davvero che siano della stessa qualità anche nel secondo volume (il secondo volume di Romer sui nani neotropicali ha foto orrende).
Il testo è scorrevole è di facile comprensione. L'accuratezza sistematica poi rende questo testo davvero importante.
Un difetto lo ha purtroppo...appena lo si finisce si avverte subito uno strano friccicorio nelle membra...è il bisogno impellente di allestire una vasca dedicata a questi pesci.

18 luglio 2007

Jump!

Saltano, saltano e ancora saltano.
Lo sanno tutti, lo so anche io che ho iniziato ad allevarli qualche anno fa ormai.
Eppure questa volta sono rimasto fregato.

La splendida coppia di Aphyosemion (Chromaphyosemion) bivittatum "Funge" un paio di mesi fa mi ha lasciato. In tempi diversi,prima il maschio e poi la femmina, hanno fatto il grande salto.

Il rammarico più grande, oltre a quello ben più grave della leggerezza fatta nel lasciare il minimo spiraglio libero in superficie, è quello di non averli mai immortalati come avrebbero meritato.

Metto una foto non mia di un maschio della stessa popolazione.



La foto è tratta da uno dei siti più belli sui killi. Dategli un'occhiata che ne vale davvero la pena:
http://www.alfanita.com/english.htm

L'incazzatura per la morte della coppia, e per le foto mai scattate, m'è passata presto però.
Qualcosa, almeno, ha funzionato.
Ecco l'avannotto più grande:

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