06 aprile 2011

Tante specie poco (?) spazio.


Mi piacciono molto i lavori di campionamento. Rendono l'idea, letteralmente. Ovviamente è semplicistico pensare che lavori del genere, bene che siano fatti, restituiscano un'elevata accuratezza nella descrizione delle specie e le dimensioni delle popolazioni realmente esistenti in un lago o in un fiume. Però ci danno un'idea di quello che c'è in un determinato luogo e per noi queste informazioni sono preziosissime.

In un lavoro, pubblicato alla fine dell'anno scorso, viene presentato un campionamento di un fiume dell'Africa occidentale svolto in tre anni e mezzo di ricerca, in sette punti di campionamento differenti e in stagioni diverse. 

Il fiume in questione si chiama Iguidi e si trova in Benin. Nasce nella zona settentrionale del paese e correndo in direzione nord-sud, fiancheggiando il confine con la Nigeria, "sfocia"¹ poco più a sud della capitale del Benin, Porto Nuovo. 







Le specie campionate sono molte e ci piacciono tutte.
A farla da padrone i taxa dei ciclidi e dei mormiridi entrambe con sei specie a testa. Con i ciclidi abbiamo confidenza e i nomi ci dicono molto già ad un prima occhiata (Chromidotilapia guentheri, Hemichromis elongatus, H. guttatus, Pelvicachromis taeniatus, Tilapia mariae e Thysochromis ansorgii) mentre invece con i mormiridi facciamo più fatica, a parte forse il "pesce elefante" (Gnathonemus petersii) gli altri non sono molto conosciuti a livello hobbistico (aggiungo un "per fortuna" perché biologicamente con i mormiridi stiamo al livello dei pipistrelli in fatto di locazione delle prede, anche se i pesci usano una soluzione diversa, e nessuna delle specie conosciute è, di fatto, adatta alla vita in acquari di comunità). Sempre come abbondanza di specie seguono i notobranchidi con cinque (una famiglia di killifish qui presente con i generi Aphyosemion, Epiplatys e Foerschichthys); con tre specie a testa le famiglie dei ciprinidi (Barboides e Barbus), dei pecilidi (Poropanchax e Procatopus) e dei disticodontidi (Neolebias e Phago).
Interessanti anche i taxa meno ricchi in specie. Sono stati raccolti delicati pesci ago (Enneacampus ansorgii, E. kaupi), placidi pesci farfalla (Pantodon bucholzii), sornioni pesci gatto (Synodontis cf. obesus) e implacabili predatori appartenenti a gruppi diversi (Ctenopoma sp., Polycentropsis abbreviata, Parachanna obscura, Mastacembelus sp., Erpetoichthys calabaricus).

Mi fermo qui perché le specie sono davvero tante. Ad essere precisi sono 48 (per 24 famiglie)² e anche se ad occhio non sembrano poi cosi tante basti pensare che nel nostro paese (nei due distretti biogeografici esistenti: padano-veneto e tosco-laziale), le specie indigene totali sono solo 41.
Ok, c'è il trucco: siamo comunque ai tropici, la biodiversità è maggiore, e l'Iguidi, biogeograficamente parlando, è connesso a due bacini più grandi (delta del Niger a oriente e bacino dell'Ouémé a occidente)  e quindi si trova un po' di tutto.
La cosa curiosa è come facciano tutte queste specie a stare in un fiume che ad essere generosi raggiunge a malapena i 50 chilometri di lunghezza (nemmeno Google Maps riesce a "vederlo").
Ci stanno perché se guardiamo un ambiente dal punto di vista della specie non conta lo spazio fisico ma quello ecologico. Perché l'Iguidi con le sue dimensioni ridotte è un mosaico di biotopi  diversi, al cui interno si possono sviluppare molte nicchie ecologiche. E allora, se la vediamo in questo modo, trovano spazio le specie diurne e notturne, quelle che vivono in corrente e quelle che preferiscono le acqua tranquille, quelle che mangiano le alghe e quelle che predano gli invertebrati, quelle che preferiscono un fondo sabbioso a quelle adattate ad uno roccioso ecc.

Ribadisco il concetto e arrivo al punto di questo post. L'iguidi è un fiume piccolissimo, con decine di specie e con una pletora di biotopi assolutamente diversi e interconnessi. Non è possibile ricreare una vasca "Biotopo dell'Iguidi"³ per il semplice fatto che questo non esiste.

Ho preso come esempio questo caso particolare perché mi facevano comode le sue dimensioni ridottissime e perché partendo da questo caso specifico è possibile ampliare e amplificare il discorso all'idea malsana che in questi anni si è sviluppata con un certo tipo di acquariofilia naturalistica. Perché troppe volte ho sentito che due specie diverse stavano bene assieme  per il solo fatto di venire dalla stessa parte dell'Africa, dell'Asia o del Sud America.
Bene questa volta non solo vengono dalla stessa zona ma anche dallo stesso piccolissimo fiume. Quindi questa visione, malsana lo ripeto, auspicherebbe una convivenza del genere.
Ora sapete che non è cosi. O almeno spero che lo abbiate capito.





¹ In realtà non sfocia direttamente in mare ma in una grande laguna salmastra contigua alla costa

² Nell'articolo non vengono analizzate le specie salmastre provenienti dalla laguna a valle altrimenti sarebbero molte di più

³ Il termine "Iguidi" potete sostituirlo con quello che volete: amazzonico, malawi, risaia, Orinoco, Australia ecc.




Moritz, T. Fishes of Iguidi River-A small forest stream in South-East Benin
Ichthyol. Explor. Freshwaters, Vol. 21, No. 1, pp. 9-26, 7 figs., 1 tab., March 2010


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