07 settembre 2009

Due descrizioni e una considerazione.

Due nuove specie di Betta. Siamo arrivati a 69 (o 70, dovrei controllare bene anche se in realtà non ha molta importanza). Diciamo che con la manciata di specie non descritte dovremmo stare intorno alle 80 specie totali; sempre che non ne vengano scoperte altre de novo, cosa molto probabile tra l'altro.
Sembrano tante? Beh si, in effetti sono tante. A pensarci bene sono tantissime. Per comprenderlo però dobbiamo avvicinarci e osservarli meglio.

La gerarchia tassonomica di riferimento che è più facile maneggiare, e ovviamente meno accurata, è al livello del sottordine (Anabantoidei). Non che la distinzione in famiglie non esista. Per la cronaca le famiglie degli Anabantoidei sono tre: Anabantidae, Helostomatidae e Osphronemidea (il genere Betta è afferente a quest'ultima). Diciamo però che la sinapomorfia (la caratteristica condivisa da questi tre taxa) è cosi "forte" che la tassonomia ufficiale passa in secondo piano di fronte all'evoluzione dura e pura.

[Dicevo meno accurata perché le monofilia non è del tutto provata per via di una specie vecchiotta che assomiglia più ai lucci che ad altre specie affini al taxon preso in esame ora. Non è importante comunque, era solo per precisare]

Dicevo della sinapomofia.
Mettiamola cosi: a cavallo del passaggio Mesozoico-Terziario (70 milioni di anni fa), mentre ciò che rimaneva dei grossi dinosauri combatteva le ultime battaglie di una guerra ormai persa, dei piccoli e ignari pesciolini sviluppavano indisturbati una piccola ma preziosa struttura: il labirinto.
Serviva per respirare ossigeno atmosferico e anche se sembra una sciocchezza da un punto di vista anatomico, nelle acqua dolci diede subito ottimi risultati.
Altri taxa svilupparono altre soluzioni ma questa è sempre sembrata, a me ovviamente, la più elegante.

[Da un punto di vista più generale in principio c'era il polmone. Ma il meglio di se quel tipo di struttura lo diede fuori dall'acqua producendo la straordinaria radiazione dei tetrapodi (è per questo che il taxon Pisces non esiste più alla luce della nuova cladistica; per essere valido dovrebbe includere tutti i discendenti dei pesci polmonati; anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. Per approfondire consiglio questo).
Poi sono arrivate le branchie ma anche qui il meglio viene dato in mare dove la concentrazione di O2 è costante e il "problema" osmotico è limitato (concentrazione di sali tra acqua e sangue non troppo disimile). Le branchie funzionano bene anche in acqua dolce, intendiamoci, ma delle strutture a supporto permettono enormi vantaggi ecologici la dove l'ossigeno scarseggia.
La sequenza evolutiva temporale polmoni->branchie->altro, va per la maggiore. In realtà c'è un "problema" anatomo-funzionale in relazione al sistema circolatorio annesso alle strutture respiratorie. Ora non è il caso ma mi riprometto di ritornarci]

Il labirinto, o meglio i labirinti visto che sono due, uno per lato, sono posti in delle camere soprabranchiali, ai lati della testa. Il pesce va in superficie inghiotte aria, con le branchie chiuse, e la fa passare nei labirinti. Qui un epitelio riccamente vascolarizzato si produce negli scambi gassosi usali.
L'evoluzione non è direzionalmente lineare però. Dopo essersi diffuso qualche specie lo ha sviluppato ancora di più (alcune specie muoiono letteralmente affogate se non gli si permette di raggiungere la superficie dell'acqua), ottenendo cosi una stretta dipendenza da esso a discapito della respirazione branchiale. In altre si assiste ad una certa regressione dovuta al cambiamento di nicchia la dove c'è stata la possibilità di colonizzare ambienti ricchi di ossigeno (come i ruscelli montani).
Gli anabantoidei sono parecchio diversificati. Sono vecchi e hanno avuto tempo ; sono versatili nelle cure parentali (incubatori orali, nidi di bolle in superficie, nidi vegetali sul fondo, depositori liberi); si adattano a condizioni chimico-fisiche proibitive per altri taxa (il labirinto lo abbiamo visto ma ci sono altre modificazioni peculiari, come per esempio pinne pelviche modificate per "assaggiare" le cose con scarsa visibilità).
Eppure i generi appartenenti agli anabantoidei contano di solito poche specie. Il genere Betta spicca davvero con tutte le sue specie. Perché? Perché un genere ha cosi tante specie e altri invece no?
Contigenze, assenza o presenza di inerzia, diversità, vincoli e chi più ne ha più ne metta. Quella dei Betta è una radiazione, una punteggiatura vera e propria persino. Ma quello che è sotto i nostri occhi è un fotogramma sfuocato. Quelli precedenti lo sono ancora di più e quelli futuri sono totalmente imprevedibili. Restano le domande. Domande che non portano quasi mai a delle risposte ma ad altre domande ancora. Per continuare in un crescendo geometrico di curiosità...magari con qualche certezza, qua e la.

Ecco leggere Russel fa male. Non ci crederete ma volevo parlare di tutt'altro! Ne parlo.

Tante specie dicevamo. Quando abbiamo tante specie ci prende un coccolone. I grandi numeri ci spaventano, non li maneggiamo bene; ridurre, bisogna ridurre e raggruppare. Anzi no, prima separare, fare volume ma poi ridurre, sempre! Che mente strana quella del tassonomo. Credo perché in fondo sappia fin troppo bene che sotto sotto una tassonomia naturale esiste ed è praticata dagli organismi viventi. Esiste ma sfugge e allora le si prova tutte perché più si tenta e più aumentano le possibilità di prenderci.

Il giocattolo delle sottospecie funzionò male, almeno coi i pesci. Era come cercare di guardare un treno in corsa col microscopio. Si era fatto troppo volume e l'imperativo riduzionale era stato disatteso.
Se a destra c'è un muro, si torna indietro; e allora sotto con i gruppi di specie, i complessi di specie, i sottogeneri e qualche altro artificio che andrà di moda per qualche anno prima di cadere nell'oblio.
I Betta hanno tanto specie? Non va bene mica eh. Raggruppare si era detto.
Qui trovate una lista, credo aggiornata, dei gruppi di specie del genere Betta. Vengono chiamati complex, ed è un errore di forma. Alcune specie non appartengono a nessun gruppo, ed è un errore di sostanza.
La base che porta ad associare specie sotto uno stesso gruppo è sostanzialmente fenetica. Si assomigliano? Si? Stesso gruppo!
Non si tiene conto delle parentele evolutive. In soldoni, evolutivamente parlando, non hanno alcun senso. Eppure l'uso, e l'abuso, è ampiamente diffuso.
Questa era la considerazione nel titolo.
Ecco le due descrizioni:

Betta pardalotos

Il nome deriva da pardalis, evocato dalla spottatura sugli opercoli. Assomiglia molto a Betta chloropharynx e le due specie sono molto vicine anche biogeograficamente. B. pardalotos è stata trovata in un isola minore di Sumatra separata da un braccio di mare dall'isola principale dove è presente la specie affine. Allopatrica classica a naso. Incubatore orale comunque.

Betta kuehnei

Altro incubatore orale. Areale più esteso: Malesia settentrionale (Kelantan) e Tailandia peninsulare meridionale (Narathiwatt). Prima conosciuta come Betta sp.aff. pugnax.





Biblio

Schindler, I. & Schmidt, J. (2009): Betta kuehnei, a new species of fighting fish (Teleostei, Osphronemidae) from the Malay Peninsula. Bulletin of Fish Biology, 10 (1/2): 39-46.

Tan, H.H. (2009): Betta pardalotos, a new species of fighting fish (Teleostei: Osphronemidae) from Sumatra, Indonesia. The Raffles Bulletin of Zoology, 57 (2): 501–504

Lukas R. et al (2006):Molecular Phylogenetics and Evolutionary Diversification of Labyrinth Fishes (Perciformes: Anabantoidei)
Syst. Biol. 55(3):374–397, 2006


Goldstein, R.J. Bettas: everything about history, care, nutrition, handling and behavior. Barron's Educational Series. 2001.

5 commenti:

  1. Bel post.
    Vorrei aggiungere un paio di ragionamenti sulla tassonomia, se mi permetti.
    Non sono del tutto d'accordo che si tratti di riduzionismo in senso stretto, se è questo che volevi significare, fermo restando che i tassonomi sono, a volte, _davvero_ fastidiosi. Per come la vedo io, si tratta sì di ridurre in categorie, ma allo scopo di condensare l'informazione, non di perdere risoluzione. E, in quest'ottica, la validità di un sistema tassonomico non dipende dalla sua aderenza al reale, ma dalla sua utilità nel campo specifico nel quale viene usato.
    Per spiegarmi meglio, se noi chiamiamo "Roof" gli uccelli neri, e "Winkle" tutti gli altri, abbiamo impostato un albero che non è di alcuna utilità a livello di evoluzionismo, ma che può funzionare benone a livello di birdwatcher. Se noi dividiamo i pesci in due grandi categorie, quelli con cure parentali e gli altri, la distinzione non ha senso nè da un punto di vista evolutivo, nè fenotipico, nè gastronomico (per dire), ma potrebbe essere utile ad un etologo. Mentre invece un cacciatore-raccoglitore apprezzerebbe la categorizzazione di base "commestibile/non commestibile".
    Rimane, certamente, il fatto che (per parafrasare Dobzhansky) la chiave di lettura di tutta la biologia è l'evoluzionismo. Quindi una tassonomia che rispecchi la filogenesi è quella che ha il maggiore valore euristico.
    E, per pura coincidenza, io credo, il sistema di classificazione Linneano, nato in ambito creazionistico e funzionale solo alla descrizione fenotipica, regge bene anche la sistematica cladistica. Se ci fai caso, prendendo la denominazione completa di una qualunque specie, dico dal Regno alla Specie, per ogni due termini adiacenti quello di sinistra precisa i plesiomorfismi, quello di destra gli apomorfismi.
    Il problema, com'è ovvio, è di distinguere fra plesio e apomorfismi. Ora come ora, la cosa si risolve perlopiù allo stesso livello di Linneo, cioè confrontando caratteri fenotipici, e magari, ma è grasso che cola, compulsando la biogeografia. Non esiste, adesso, nè la possibilità di un'analisi del genoma di ogni specie, nè la potenza di calcolo necessaria a creare alberi minimi.
    Ma quello è il futuro della tassonomia. E un futuro neppure molto lontano, secondo me. Certo, un albero minimo basato sul genoma (e magari generato da un algoritmo che scimmiotta l'evoluzione) non offre nessuna certezza assoluta. Ma approssima la realtà molto meglio della tassonomia attuale.
    Il che (approssimare la realtà) è poi il compito della scienza, no?

    Danilo

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  2. Certo che ti permetto!

    Ok sull'utilitarismo tassonomico in senso lato. Non sono convinto sulla condensazione/conservazione dell'informazione. Ma ci devo riflettere ancora molto e non è detto che ne vengo a capo.
    Sul fatto che quello di Linneo sia un metodo "valido" ancora oggi per "caso" è uno spunto molto interessante.
    Per il resto tutte ottime considerazioni.

    grazie

    Fabio

    P.S.
    Ehmmm...ma il tuo blog non ha proprio speranza di riprendere vita?

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  3. Le lamentazioni personali sul mio blog sono testè riprese, anche se davvero non so a chi possano interessare...

    Invece, e più interessante, uno di questi giorni dobbiamo fare due chiacchiere sulle speciazioni a grappolo, che ne dici?

    Danilo

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  4. Per il blog: io vedo sempre la pagina sul dimorfismo sessuale del 2005. Sono rimasto indietro io?

    Per gli species flock facciamo che tu, tupaia e Livio scrivete qualcosa e io leggo e imparo (lentamente)

    :-)

    Fabio

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  5. Ah, dicevi _quel_ blog. Beh, non era un blog davvero. Mi serviva avere quelle due cose in rete, e aprire (farmi aprire...) un blog era il sistema più comodo. Adesso ho sì un blog, ma non parla di evoluzionismo, nè di scienza.
    E' virtualmente possibile che io riscriva quella roba in un italiano leggibile e magari apra un altro blog, scientifico questo, in futuro. Ma non trattenere il fiato nell'attesa :-)

    Beh, invece, per quella roba che tu chiami in inglese, mi pare che tu ci abbia pensato, no? E a che conclusioni, cioè, no, domande ulteriori sei arrivato?

    Danilo

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