una cosa che non fa danni: l'acquario
Questa frase non è apocrifa ma è il titolo del capitolo dedicato all'acquario nel libro divulgativo più famoso di Lorenz “L'anello di re Salomone”. In realtà l'acquario descritto da Lorenz non era un acquario come lo si intende oggi. Era un recipiente con un po' di ghiaia, acqua, piante, invertebrati e pesci che lui pescava nei paraggi della sua abitazione. Non aveva filtro, al massimo indulgeva sugli aeratori, niente luci artificiali, la luce infatti era quella solare. Anche i retini erano fatti a mano.
L'acquario aveva come obiettivo l'autosufficienza biologica ed è stupefacente ancora oggi leggere quelle poche pagine e ritrovare una certa freschezza in un approccio ecologico oggi quasi completamente perduto o, nella migliore delle ipotesi, completamente travisato (l'acquario naturale giapponese e l'acquario biotopo sono forse gli esempi più disarmanti).
Vista la situazione attuale Lorenz direbbe ancora quella frase? L'acquario è ancora una cosa che non fa danni?
Vedendola, questa situazione attuale, forse un brivido di disgusto gli correrebbe lungo la schiena. Specie portate all'orlo dell'estinzione, sfruttamento minorile negli allevamenti intensivi, ibridi discutibili e un esercito di alloctoni in giro per il mondo a far danni.
Proprio gli alloctoni sono stati al centro dell'attenzione ittiologica italiana un mesetto fa circa. Diversi pesci esotici sono stati ritrovati in un fiume toscano. Vi rimando al commento
preciso e puntuale di Livio a cui c'è poco da aggiungere.
Mentre scaricavo l'articolo sui ciclidi in Toscana però mi sono messo a scorrere la rivista dove è stato pubblicato e mi sono imbattuto in un articolo molto interessante (gli estremi sono alla fine del post).
L'autore dell'articolo parte dal presupposto che anche se è facile introdurre vertebrati (pesci) alloctoni attraverso l'acquariofilia e ancora più facile introdurre invertebrati alloctoni in natura attraverso il vettore acquario.
Come? Con i cambi d'acqua.
Ok, viene un po' da sorridere. Personalmente non avevo mai pensato a questa possibilità. E' invece basta farsi due conti.
E l'autore, questi conti, se li è fatti davvero e devo dire che mi hanno sorpreso parecchio. Anche se riferiti alla Nuova Zelanda potrebbero essere applicati anche da noi senza particolari problemi.
Ecco i “conti della serva“: in Nuova Zelanda ci sono circa 1.6 milioni di abitazioni, circa l'8% (128.000) di queste hanno un acquario. Da queste abitazioni attraverso i cambi d'acqua, circa 120 litri per acquario per anno, vengono “gettati” qualcosa come 20.4 milioni di litri d'acqua (non male per un paese con appena 4.4 milioni di persone). Ora cosa c'è in questi 20480 metri cubi di acqua “sporca”?
Altro conticino: quando cambiamo l'acqua lo facciamo per togliere lo sporco, inquinanti inorganici e organici, ma in realtà togliamo anche un pletora di invertebrati che in quello “sporco” vivono e proliferano. Non sono pochi eh, parliamo di circa 540 individui per litro; questi individui appartengono a specie afferenti ai più disparati taxa come: molluschi, nematodi, platelminti, crostacei,anellidi, cnidari (si, c'è anche una piccola medusa d'acqua dolce), che moltiplicati per i milioni di litri di cui sopra fanno la bellezza di 11.0 x 10^9 animaletti (undici miliardi e spiccioli). Molte delle specie invertebrate sono esotiche. Arrivano con i pesci, sopra di loro o dentro di loro. e con le piante.
La maggior parte di noi l'acqua la butta nel sciacquone e finisce lì, in quanto se debitamente trattate quelle acque non dovrebbero presentare problemi, ma alcuni neozelandesi la usano per innaffiare i prati o per rabboccare i laghetti in giardino (io per esempio la uso per innaffiare, in quanto ricca di sostanza nutrienti, fosfati e nitrati in testa, che la rendono un concime perfetto).
Fino ad oggi io non ci vedevo nulla di male. In realtà l'autore dell'articolo spiega come specie di invertebrati alloctoni radicati, o specie non native non ancora radicate ma già campionate nelle acque interne neozelandesi, siano probabilmente arrivate, o stiano arrivando, proprio attraverso i cambi d'acqua degli acquari casalinghi.
Neanche i cambi d'acqua sembrano più cosi innocui.
Duggan. (2010) The freshwater aquarium trade as a vector for incidental invertebrate fauna. Biol Invasions (2010) 12:3757–3770