Sto rileggendo i libri di
Gould. In realtà non si dovrebbe fare. Rileggere i libri dico. Vuoi per quella violenta legge differenziale che vede il tempo diminuire e i libri ancora da leggere aumentare; vuoi per quella strana sensazione che ti fa pensare a te stesso, più giovane di diversi anni, che affronti per la prima volta alcune letture che un poco la vita te l' hanno pure cambiata.
Li sto leggendo, dicevo, e ho pensato ad una cosa strana. Dieci anni fa non ci avrei mai pensato. Troppo preso dall'entusiasmo, dalla voglia di apprendere e di mettere da parte tutto quello che si poteva mettere da parte. Troppo superficiale probabilmente per rendere conto alle difficoltà semantiche dei libri gouldiani. Si guardava la pietanza e non la tavola imbandita. Perché diciamocelo, Gould, nella divulgazione, unisce le due culture senza asimmetrie e, prima o poi, sei costretto ad abbassarlo quel dannato sopracciglio. Io ci ho messo un bel pò e questa seconda lettura a distanza di tempo mi sta lasciando addosso questa domanda strana che prima, troppo dedito ad abbuffarmi, non mi sarei mai posto:
"ma quanto diavolo è stato difficile tradurre quei libri?".
Non lo so, so solo che
Libero Sosio deve essere davvero un tipo in gamba.