23 marzo 2009

Mostra Darwiniana

foto di Bernardo


Come dicevo un paio di settimane fa la cosa andava metabolizzata. Andava metabolizzata perché vivere un anniversario del genere è importante ma anche perché la mostra di per sé lascia spazio a qualche riflessione.
Se nel centenario del '59 l'evento caratterizzante fu il manifesto della Sintesi Moderna (che tanto ha influito e tanta influenza ha ancora oggi), ora viviamo un momento ancora più entusiasmante. La rivoluzione molecolare è nella sua piena maturità, la biologia dello sviluppo ha apportato nuova linfa nell'ambito che sembrava meno promettente (quello strutturalista) e la voglia di teorie davvero unificanti porta a collaborazioni inimmaginabili fino a qualche anno fa.

In tutto questo ribollire di nuove idee celebrare Darwin ha ancora un senso?
Potrebbe sembrare un pretesto più che un omaggio reale.

Confesso che è con questo spirito che ho visitato la mostra. Cercare una motivazione più tecnica che storica (nessuno infatti può mettere in dubbio l'importanza storica dei suoi lavori) nella collocazione centrale che Darwin ancora occupa nelle scienze della vita.

Molto arbitrariamente inizio dalla fine del percorso scelto dai curatori.
Uscendo, infatti, la prima sensazione è che manchi qualcosa....anzi qualcuno. Mancano i De Vries gli Owen i Dobzhanski i Simpson e i Mayr. Mancano perché, e questa è stata la risposta alla sensazione a caldo, la mostra è dedicata a Darwin e non all'evoluzione (ed è una cosa da tenere a mente). Il percorso si snoda tra la crescita fisica e intellettuale degli inizi, il viaggio e i dubbi, la domande e la risposta. La mostra è lineare, la scelta delle cose importanti sembra felice e azzeccata. Molti i documenti originali esposti. Bellissima la sezione dedicata al primo darwinismo italiano ( meriterebbe molto più spazio). Carine e didattiche le soluzioni per l'evoluzione dell'uomo (un aggeggio complicato ma estremamente chiarificatore) e quella per l' evo-devo con lo sviluppo comparato degli embrioni; molto suggestiva anche la parte dedicata a Down House. Stonano un pò gli allestimenti con animali vivi; non per repulsione animalista ma perché è evidente che è un concessione che si è fatta a beneficio di un pubblico di "massa" e che nulla porta al discorso centrale della mostra. Non importa, vista l'affluenza e visto il numero di bambini presenti i curatori hanno sicuramente avuto ragione su questo aspetto.

Sul fatto se abbia senso o meno celebrare Darwin in ambito "operativo", la mia è una domanda a cui ancora non so dare una risposta e che quindi lascio in sospeso.
Il giudizio è invece estremamte positivo per la mostra. Ottima negli intenti e ottima, con pochissime riserve, nello svolgimento.

Qui trovate il sito di riferimento.
Segnalo anche il bookshop del Palazzo delle Esposizioni. Oltra a trovare il catalogo della mostra firmato da Eldredge troverete anche decine di titoli sull'evoluzione, molti dei quali non sono più presenti comunemente in libreria (il bookshop è accessibile anche al di fuori della mostra).



4 commenti:

  1. Bravissimo Fabio, un resoconto davvero utile.
    Io a dire il vero ero un po' perplesso per queste manifestazioni, ma a quanto dici la cosa è stata organizzata con giusto equilibrio. Io temo di non riuscire a visitarla.

    Sei venuto a conoscenza di qualche pubblicazione (anche di prossima uscita) degna di nota?

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  2. ..... potrei però andare all'edizione di Milano (da giugno ad ottobre)!!
    Heheheheeeeee .....

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  3. Stefano: dipende sempre con quali occhi si guardano certe cose. Se uno è veramente digiuno la mostra è stratosferica. Se uno ha un infarinatura è molto interessante. Se invece si è dentro la questione, il percorso assume un significato ancora diverso e perde punti in alcuni passaggi.
    Vale cmq la pena andare per i motivi che ho detto ma senza troppe aspettative perché altrimenti si rischia anche di rimanere delusi.

    Pubblicazioni in uscita degne di note non ne conosco...sto ancora troppo indietro per quanto riguarda quelle vecchie.
    :-)

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  4. Mi dicono alcuni tra i curatori che la mostra di Milano non sarà proprio perfetta come quella di Roma (questioni di spazio e struttura espositiva), e quindi converrebbe andare a vederla nella capitale. Relata refero.
    Ciao

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